Ieri sera è andato in scena il primo webinar organizzato da ASD Next Level Soccer. Il tema è davvero interessante e merita un approfondimento. Una riflessione sui diversi aspetti che accompagnano la crescita del giovane calciatore. Un percorso ricco di ostacoli che si tramutano in opportunità una volta comprese le dinamiche di questo sport.
Lorenzo Bedin (Coordinatore tecnico dell’attività di base), Alessandro Consolati (Responsabile organizzativo delle società affiliate) e Gabriele Passalacqua (tecnico U12) del Chievo Verona hanno illustrato le peculiarità del loro progetto. “Una nuova metodologia che ha rappresentato un cambiamento radicale” secondo Bedin.
Quando si fa calcio ad alti livelli, le strutture non possono mancare. Il Bottagisio Sport Center è la casa del Settore giovanile gialloblu. Un luogo dove è possibile sperimentare un approccio multidisciplinare allo sport (scherma, canottaggio e futsal), grazie all’impegno e alla visione del Presidente Campedelli.
“Quegli stimoli che provengono da attività diverse dal calcio vanno interiorizzati. Stiamo vivendo un momento storico particolare: la cultura e la passione diventano ponti per raggiungere quel senso di appartenenza che non diamo mai per scontato”. La ricetta del Chievo Verona è talmente semplice da far venir voglia di buttarsi con coraggio ed entusiasmo in questa nuova avventura.
Dal Settore giovanile alle scuole calcio affiliate, il bacino comprende diecimila giocatori circa, guidati con un metodo comune. Un modello integrato, diverse aree (come quella di Ricerca e Sviluppo) e diversi staff a confronto (ad esempio la tecnica e gli aspetti psicologici).
“Definire una meta per il calciatore ci permette di comprendere quali step dobbiamo raggiungere giorno dopo giorno”. La sensazione è che il calciatore venga sì guidato, ma che l’obiettivo sia la sua autonomia. Si è parlato molto nei vari dibattiti di calciatore pensante e riconoscente (colui in grado di riconoscere le situazioni e scegliere il meglio per sé e la squadra). In questo caso è la resilienza la caratteristica base (ma non l’unica) del giocatore di oggi e domani.
La gestione dell’errore e la relativa esperienza come mezzo per l’apprendimento. Giocare sulla complessità significa mettersi alla prova e andare a ricercare l’errore. Dalla riflessione nasce l’apprendimento. Il calciatore deve saper gestire l’errore e non essere gestito dall’errore stesso. Lavorare sui dettagli ci permette di comprendere ancora di più le esigenze della squadra e del singolo.
L’importanza della transizione (ad esempio il recupero della palla dopo averla persa) costituisce una delle colonne del metodo. L’orientamento, inteso come il “dove sono e in quanti siamo” diventa una situazione proposta anche ai più piccoli. Un continuo stimolo a pensare e a contare, poco importa se si tratta di cinesini in un gioco o di avversari nella fase di costruzione.
Il lavoro del tecnico è essenziale, anche se non bisogna mai dimenticare che i veri protagonisti sono i ragazzi in campo. “Sarebbe bello arrivare all’inizio dell’allenamento con un foglio bianco e tornare a casa con un foglio ricco di appunti. L’osservazione dei comportamenti e la risposta dei nostri atleti rappresenta già un gran punto di partenza per il lavoro di oggi e di domani”. Un insegnamento che possa durare nel tempo e arricchire il bagaglio di conoscenze dell’atleta.
Nella seconda parte della serata è Paolo Zago, tecnico dell’U13 dell’Alessandria Calcio 1912, ad entrare nel vivo della proposta sul campo. Educare a pensare, nel calcio come nella vita, è già di per sé un approccio insito nella natura umana. Da Socrate a oggi, pensare nel senso di “acquisire conoscenza di sé e del mondo”, ci porta a vivere esperienze e a percepire ciò che succede attorno a noi. La scelta si attesta oltre la complessità.
L’ambiente di gioco fa la differenza e permette la ricerca del principio attraverso un approccio ludico. Stiamo pur sempre parlando di un gioco e di ragazzi. Questi devono pensare all’interno dell’esercitazione, porsi delle domande e scegliere. “Come ti muovi? Come ti orienti per l’obiettivo?”. Ecco che il gioco diventa uno strumento per comprendere e consolidare la propria capacità di decidere in autonomia. E come in un processo circolare, ritorniamo alla testimonianza iniziale dello Staff del Chievo Verona.
Nicolò Degiorgi, preparatore atletico della prima squadra dell’Alessandria Calcio, ci mostra quelle che sono le implicazioni atletiche degli small sided games e delle partitelle. Dall’uso del gps alle variabili da tenere in considerazione, è possibile creare un momento di esercitazione (e di apprendimento) su misura. L’obiettivo finale indirizzerà la nostra scelta.
Una serata davvero interessante e ricca di spunti per tornare in campo più carichi di prima, con la consapevolezza che nulla vada dato per scontato e che ogni singola scelta possa cambiare i destini del tecnico come del giovane calciatore. Un ringraziamento speciale agli organizzatori e ai relatori.
Riccardo Amato
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