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Calhanoglu spacca Milano

La Milano del football ha ripreso consistenza e non solo grazie allo stadio. Ogni parola, ogni provocazione è come un fiammifero pronto a incendiare la rivalità cittadina. Hakan Calhanoglu ha spaccato le due tifoserie.

Sarà stato il dito sulla bocca nell’ultimo derby o le dichiarazioni tra social e Gazzetta, fatto sta che il turco vuole prendersi l’Inter e ricordare a qualche vecchio amico come ci si comporta.

“Metà Milano mi odia, l’altra mi ama”. E non potrebbe essere altrimenti. Sulle pagine della rosea troviamo tutta la voglia di lasciare il segno e diventare un top player. Lui che in Germania disegnava traiettorie su punizione e in Italia è diventato un centrocampista totale.

E allora che un nuovo derby abbia inizio. Calha ha diviso Milan e Inter, facendo le fortune di chi ha creduto in lui dopo il caso Eriksen. Un leader serve sempre e quando si parla, meglio lasciare il segno. Un po’ come un tiro da fuori area in una serata da dentro o fuori.

Riccardo Amato

 

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Mourinho più Cambiasso: l’Inter sogna il bis

C’è una voce che circola nell’ambiente Inter, una brezza leggera che rinfresca le serate di una dirigenza proiettata al futuro.

L’obiettivo più importante, lo scudetto, ha già preso una direzione, quella opposta alle intenzioni di Lautaro e compagni. Pensare a una rivoluzione a fine stagione non è più utopia.

L’Inter starebbe pensando a un clamoroso ritorno: José Mourinho in panchina con il fido Cambiasso al suo fianco. Come prima più di prima. Semplice suggestione? Ciò che è certo è che a questo gruppo serve una sterzata decisa e pensare a un allenatore di polso significa disegnare il volto dell’attuale tecnico della Roma.

Dal punto di vista mediatico il portoghese starebbe già preparando il terreno, alternando parole e comportamenti che possono far pensare a un lungo addio. Da un punto di vista operativo l’idea del club nerazzurro potrebbe essere quella di ridisegnare lo staff tecnico, con l’ex centrocampista in cabina di regia e lo Special One in una nuova veste di manager.

Sì perché a Simone Inzaghi si imputa anche una cattiva gestione delle risorse a disposizione, con la rinuncia a Dybala (pupillo proprio di Mou) che grida vendetta. La stagione non è finita e ci sarà tempo per analisi e decisioni ma quella brezza sta per trasformarsi in un caldo vento estivo.

Inzaghi può salvare il salvabile alzando la Coppa Italia e stupendo in Europa. Il tempo stringe e le voci hanno sempre fretta.

Riccardo Amato

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Video – I segreti del Napoli

Ne avevo già parlato sul mio blog e ora ne sono ancora più convinto. Luciano Spalletti a Napoli sta lavorando con determinazione e coraggio per il sogno più grande. Il premio per una città che non ha mai smesso di crederci.

Un popolo dal cuore grande e sempre col sorriso sulle labbra. Un legame con un territorio unico nel panorama calcistico nazionale. Chissà se Maradona avrà spinto da lassù questi uomini straordinari.

Sarò con te… e tu non devi mollare…

Un grido di battaglia o una voce interiore da seguire? Grazie al prezioso aiuto di Marco Di Nardo sono riuscito a capire quale fosse quel filo sottile che lega il “Cosa sarebbe potuto essere” al “Ci siamo!”. Non vi spoilero nulla. Mettetevi comodi e godetevi questo video.

Riccardo Amato

 

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Storie – Andrea Stramaccioni

Una chiamata arrivata troppo presto, l’ORGOGLIO e un pizzico di FOLLIA oltre la paura di non essere all’altezza.
Un episodio che aveva ingannato un po’ tutti. Un esempio per tanti aspiranti allenatori. E poi quella domanda…
Ve lo ricordate? Inizia oggi un viaggio tra le storie e i personaggi che più mi hanno affascinato negli ultimi anni. Come possiamo comprendere questo sport senza conoscere i suoi protagonisti?
Questa è solo una piccola anticipazione del video che trovate sulla mia Pagina Facebook. Andrea Stramaccioni e la sua sfortunata storia all’Inter: dall’esaltazione all’esonero nell’arco di poche partite.
Riccardo Amato
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Una moviola salva classifica

La moviola in campo. Siamo tutti un po’ Biscardi in questo momento, soprattutto rivedendo i replay dei match di Serie A. Quante decisioni affrettate o troppo lente, tanti i dubbi, poche le soddisfazioni. Ogni anno ci ritroviamo a dibattere dello stesso tema: l’aiuto tecnologico.

Ieri sera, ad esempio, sarebbero bastati dieci secondi per rivedere e annullare il gol su punizione di Hernanes. L’arbitro di porta ha fallito, il gol fantasma resiste e sinceramente la gente inizia a stufarsi. C’è chi sostiene che le milanesi siano addirittura favorite.

La classe arbitrale italiana non ha niente in meno delle altre ma deve restare al passo coi tempi, essere più forte del dubbio, dell’incertezza e della presunta malafede. Questo campionato, in termini di dettagli ed episodi, è sicuramente condizionato.

La moviola restituirebbe peso e punti a quelle formazioni normali ma vivaci. Detto questo, le prime posizioni sarebbero comunque occupate dalle stesse formazioni.

Un passo verso la modernità, una decisione comune e tecnologica per garantire sempre e comunque il rispetto delle regole. Se non siamo pronti al cambiamento adesso, ci affideremo ai “meno peggio”, ai “bravini” e mai ai “perfetti”. I direttori di gara sempre e comunque protagonisti del gioco.

Un bravo arbitro invece si fa sentire quando deve, chiarisce le idee a tutti quando serve e soprattutto sa che può contare sul supporto della tecnologia. L’approvazione del VAR, circa un anno dopo la pubblicazione di questo articolo, ha cambiato questo calcio ma le polemiche non si sono certo placate.

Qual è il vostro punto di vista e quali sono ancora le zone oscure tra interpretazione e scelta da parte del direttore di gara?

Riccardo Amato

 

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C’è da fare

Una frase comparsa in TV, un inno per le generazioni più affamate. Come cantava Giorgia, c’è sempre qualcosa da fare e da rifare.

Come avrete notato sulla mia Pagina Facebook ho deciso di rimettermi in gioco e proporre un nuovo tipo di contenuti.

La telecamera all’inizio mi spaventava, ora è mia amica. La radio mi ha aiutato a sciogliermi, il confronto con amici e colleghi mi ha spinto a dare ogni giorno di più.

Diventa quindi inevitabile condividere assieme a VOI nuove STORIE di calcio. Le ho create per ricordarmi ogni volta quanto sia importante godersi il percorso.

Come disse una volta Antonio Conte: “Non dimentichiamoci mai da dove veniamo”. Se è vero che quando le cose vanno male si rischia di toccare il fondo è altrettanto utile sapere che cadendo si può accumulare quell’energia vitale per la prossima spinta.

Ci vediamo presto!

Riccardo Amato

 

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Inter, il problema è la motivazione?

L’Inter cerca la ripartenza dopo Bologna e sa che da questo momento in poi sarà vietato sbagliare. Tutti sotto osservazione, non solo il tecnico. Le parole dell’a.d. Beppe Marotta a Sky Sport risuonano nello spogliatoio di Appiano Gentile.

Il momento no dell’Inter: ok Inzaghi ma i giocatori?

L’ex tecnico della Lazio è, come da copione, il primo a finire sul banco degli imputati. Le responsabilità sono evidenti e ci stanno tutte, proprio perché i meriti hanno spesso coperto alcune zone grigie. Al suo primo anno in nerazzurro, Simone Inzaghi ha “rischiato” di vincere tutto, arrendendosi soltanto in Champions e scivolando insieme ai suoi su quella che Marotta ha definito “una buccia di banana”. Gli interpreti però non sono al meglio della condizione psicofisica. Solo colpa dell’allenatore?

Terapia e motivazioni per l’obiettivo Champions

Proprio a Bologna, dieci mesi dopo l’errore di Radu, i nerazzurri hanno dimostrato di non essere pronti di fronte alla prova della continuità. Questione di motivazioni, come ammesso dallo stesso tecnico nerazzurro nel post partita? Gli undici in campo hanno mollato l’osso troppo facilmente, consegnandosi a un avversario affamato, capace di andare oltre l’emergenza.

Continuità e concentrazione

Le due parole d’ordine per concludere dignitosamente una stagione che per certi versi può essere già definita deludente. Il distacco dal Napoli è siderale ma la Champions e la Coppa Italia possono sorridere alla banda nerazzurra a patto di restare dentro il percorso in primis con la testa. Una grande squadra non può accontentarsi perché ha l’obbligo di pretendere il meglio da se stessa. Lo impongono la storia del club e i tifosi.

Testa al campionato, cuore alla Champions

Superare il Porto vorrebbe dire migliorarsi e crescere dal punto di vista dell’esperienza. L’obiettivo primario era e resta però il campionato. Il secondo posto finale può facilmente essere etichettato ad Appiano come l’obiettivo minimo di questa stagione. Ecco perché per l’Inter questi ultimi tornanti dovranno essere trasformati in rettilinei a tutta velocità.

Riccardo Amato

 

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San Siro, Milan e Inter hanno deciso

Il sindaco di Milano Sala ha incontrato questa mattina i due club per capire le loro intenzioni. Ecco cosa può accadere.

Restare a San Siro? Improbabile. Uno stadio per il Milan e uno per l’Inter? Sembra essere proprio questa, al momento, la pista da seguire con attenzione. Il club rossonero ha individuato nell’area dell’Ippodromo il luogo dove far nascere la sua nuova casa. E l’Inter?

La situazione societaria è ancora incerta, con il presidente Zhang che non sembra aver messo in cima alla lista delle priorità il nuovo impianto. Il club di Viale della Liberazione, in caso di addio a San Siro, avrebbe comunque un piano B.

Ora serve restringere il campo e accelerare. La città di Milano ha bisogno di compiere quel passo che l’ha già resa all’avanguardia in altri settori. I tifosi delle milanesi vogliono continuare a sognare un futuro ricco di successi e soddisfazioni.

Riccardo Amato

 

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Beppe Bergomi l’ha fatto di nuovo

Mia cara imparzialità, quanto è difficile averti. 

Il mondo della comunicazione e in particolare del giornalismo sportivo non può ignorare i sentimenti, le opinioni e le battaglie dei protagonisti in gioco. Fuori dal campo si disputa un’altra partita, quella dell’imparzialità.

Più che uno scontro ad eliminazione diretta si tratta di una corsa a tappe. A volte vince uno a volte un altro. Ciò che conta, in questo caso, è arrivare tutti insieme al traguardo. Quando si parla ad esempio di Inter lo Zio ci tiene a restare in testa alla corsa.

L’Inter sta deludendo ma anche le altre squadre avrebbero potuto conquistare più punti a dispetto di un Napoli leader nei comportamenti. In sintesi è questo il pensiero dell’ex bandiera interista. E come non dargli torto.

Il Milan, ad esempio, ha sì battuto l’Atalanta nello scontro diretto per la Champions ma senza brillare. In attesa dei risultati di Juventus, Roma e Lazio, la lotta al vertice non esiste. L’Inter è vittima delle sue insicurezze e stende il tappeto rosso a Thiago Motta, la posizione di Inzaghi è sempre più incerta e i tifosi sono inquieti.

Cosa manca? L’equilibrio. Il Milan campione d’Italia è uscito di scena troppo presto e può rialzare la testa soltanto attraverso una qualificazione in Champions. La Juventus deve credere all’Europa, la Roma (bistrattata o addirittura ignorata dai giornali) sta andando oltre le aspettative. Gli infortuni e i casi Karsdorp e Zaniolo non l’hanno portata fuori strada. La Lazio cresce e punta in alto attraverso il gioco.

Prendere le difese della propria squadra del cuore a volte può far bene anche alle altre. Il peso dei giudizi a volte segue più l’istintività del momento. Persino questo articolo non può essere stato scritto in maniera del tutto imparziale. Si tratta di un gioco. Domani a chi tocca?

Riccardo Amato

 

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