Serie A – Dazn: rivoluzione o occasione persa?

VERSO UNA NUOVA ERA

Il calcio sta cambiando e corre sempre più veloce, come un pallone calciato in porta da un attaccante. Il binomio Serie A – Dazn è destinato a sopravvivere e a rafforzare il legame. La rivoluzione digitale è servita: niente più abbonamento e decoder Sky, basterà solo un’app e una connessione internet. Almeno così sarà per il prossimo triennio, dal 2021 al 2024. Una notizia per certi versi inattesa, sorprendente perché ad uscire di scena (anche se parzialmente) è un colosso come Sky (che detiene i diritti di Europa League e Champions League). E adesso che cosa succede? Quali mosse acrobatiche dovranno compiere milioni di tifosi con il telecomando (o lo smartphone) in mano? Proviamo ad immaginare la prossima stagione sportiva e televisiva.

UN NUOVO SPEZZATINO

Il calcio spezzettato lo abbiamo già accettato e digerito da tempo. Ciò che diviene ancora più evidente è la discontinuità nella fruizione dell’evento. Diverse piattaforme portano con sé diversi abbonamenti. Per seguire tutte le partite della propria squadra del cuore serviranno almeno due abbonamenti (Dazn per la Serie A e Sky per le coppe europee). La direzione è chiara: si va verso un intrattenimento on demand che però scontenta un po’ tutti. Una rivoluzione mancata perché non consegna del tutto al consumatore la scelta del proprio destino. Se guardiamo ad esempio alle partite in co-esclusiva, ecco che ancora una decisione definitiva dovrà essere presa e se non fosse Sky a spuntarla (ci sono anche Amazon e Mediaset per il “pacchetto due”) ecco che gli abbonamenti da sottoscrivere sarebbero addirittura tre. Uno scenario a dir poco comprensibile.

I COSTI

Un punto da non trascurare. Ad oggi un mese di Dazn costa €9.99 per la visione di tre partite su dieci del week end di Serie A, facile pensare a una cifra vicina a €30 al mese per la Serie A 2021/22. Non sarebbe stato meglio offrire agli utenti la possibilità di comprare le partite singolarmente o piccoli pacchetti (carnet) di 5 o 10 partite? Lo streaming da dispositivo mobile, come smartphone o tablet avrebbe avuto così un’offerta dedicata e differenziata (da vedere cosa farà Tim come partner del vincitore del bando). Se si vogliono attirare anche i giovani appassionati, diventa difficile pensare a una spesa del genere per vedere una partita dal cellulare. Una persona adulta che non vuole rinunciare al calcio dovrà così sborsare più di €50 al mese per seguire i propri beniamini. Ma non eravamo in tempo di crisi?

OCCASIONE PERSA

La questione si fa ancora più complicata dunque, perché le nubi sono più delle certezze. Da Sky la promessa è di “offrire il meglio ai propri abbonati”, come affermato da Fabio Caressa, direttore di Sky Sport. Parole di resa. La verità è che un prodotto di assoluto valore e che dovrebbe essere diffuso e condiviso in ogni angolo del mondo viene giostrato come un pallone che ha preso uno strano effetto. Si sa chi l’ha calciato ma non sappiamo ancora dove andrà a finire: se sul palo, sulla traversa o in rete. Chissà se il processo di digitalizzazione del nostro Paese, prima di trovare la via maestra e ritenersi compiuto, debba passare attraverso una zona d’ombra.

Riccardo Amato

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