EURO 2020, SIAMO CAMPIONI D’EUROPA!

SUL TETTO D’EUROPA

L’ITALIA È CAMPIONE D’EUROPA! Dopo l’ultimo successo del 1968 i ragazzi di Roberto Mancini alzano la coppa più ambita. Un trionfo per certi versi inaspettato ma voluto, sudato e aspettato da troppo tempo. Un successo costruito con tempo e pazienza, a partire dalle macerie delle passate gestioni, grazie al talento degli uomini migliori. La forza delle idee, il collettivo, la visione di un tecnico che non ha voluto snaturarsi per esprimere il meglio di sé. L’Italia conquista il trofeo di Euro 2020 rimanendo fedele a se stessa. I primi ringraziamenti vanno all’ex talentuoso attaccante della Sampdoria, ieri sera in panchina assieme a Oriali e Vialli, altri due uomini ricchi di esperienza. È il trionfo della gente, dedicato alle persone comuni che hanno sofferto. Come nel 2006 in piena crisi Calciopoli, questa pandemia ci ha scosso trasformando le abitudini di milioni di persone. Non ci siamo dimenticati l’importanza di divertirci e festeggiare, ci siamo sentiti ancora più uniti, abbiamo sofferto per poi gioire con un unico grande urlo, dai balconi alle strade delle città italiane.

LACRIME DI GIOIA

L’emozione del ct a fine partita è forse l’immagine più suggestiva di questa campagna europea. La gioia di Spinazzola, la presenza di Matteo Berrettini, il tennista numero 8 al mondo che nel pomeriggio aveva sfiorato l’impresa contro Djokovic, i sorrisi, la liberazione finale. Un’apoteosi toccata con le dita, una leggerezza che ha illuminato il percorso di gregari come Bernardeschi, una serata da incorniciare anche per chi non è sceso in campo. Quei ragazzi pronti a raccogliere da questa esperienza infiniti insegnamenti di vita. In campo l’Italia ha espresso un calcio piacevole ed efficace. Non si può sempre giocare meglio degli avversari, la Spagna ci ha messo sotto, abbiamo sofferto contro Austria e Belgio. Siamo stati superiori all’Inghilterra per mentalità e coraggio. Abbiamo sbandato (chi non lo avrebbe fatto?) per un gol subito a freddo, ci siamo fatti forza e abbiamo ripreso a macinare gioco. Una fitta rete di passaggi, la ferrea volontà di alzare al cielo un trofeo meritato.

UN PAESE IN FESTA

Come dopo ogni successo sportivo, verrebbe naturale parlare di protagonisti o di eroi. Le gesta di Immobile, la qualità di Jorginho, le parate di Donnarumma, la leadership di Bonucci e Chiellini. Niente di tutto questo. Il gruppo ha fatto la differenza. Un sentimento comune, lo spirito di sacrificio, la capacità di mettersi ogni voglia in discussione. Umiltà e ambizione, tanto coraggio. L’Italia che rende orgoglioso un popolo, l’ennesima dimostrazione che il lavoro paga sempre. L’atteggiamento quasi presuntuoso di Bonucci a fine partita, quel “dovete mangiarne ancora di pastasciutta” riferito ai tifosi inglesi, quell’orgoglio figlio di tante vittorie. La famosa mentalità vincente di cui in tanti parlano ma che in pochi conoscono. Un trofeo che cancella in un attimo le cocenti delusioni post Mondiali 2006.

E ORA QATAR 2022

Gli Azzurri ripartono da qui. Da una vittoria che ripaga tutti i sacrifici, le critiche, i silenzi e i dubbi legittimi per un movimento calcistico da tanti definito in crisi. Non dobbiamo sederci né accontentarci. È giusto celebrare il momento, consapevoli della grande responsabilità che accompagnerà i nostri prossimi appuntamenti. Personalmente mi sono riavvicinato alla Nazionale perché attratto dal suo stile e da un nuovo approccio alla partita. Una formazione più inclusiva, capace di schierare non solo i calciatori migliori ma quelli più funzionali al progetto. Un nuovo corso che potrà restituire a milioni di tifosi grande gioia e infondere coraggio alle squadre di club: un motivo in più per credere in qualcosa che non si può ancora stringere tra le mani ma che assume sempre di più la forma di uno scintillante trofeo. Dopo l’ultima finale di Champions League in salsa inglese, la grande risposta di un popolo che non si arrende mai.

Riccardo Amato

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Un commento

  1. L’Italia è rimasta fuori dai Mondiali di Russia e tre anni dopo vince l’Euro a Wembley contro l’Inghilterra. Però, l’ascesa dall’inferno al paradiso non è stata casuale. Passa attraverso il nuovo allenatore Roberto Mancini, che non ha avuto paura di osare, cercando nuovi giocatori e uno stile che lasciasse nella spazzatura il cliché dell’Italia rinchiusa e reattiva, titolare del catenaccio. Ha privilegiato un centrocampo con giocatori versatili, capaci di gestire bene il pallone, senza trascurare la marcatura.
    Dal gioco laterale arriva pure qualche lezione, sopratutto con Spinazzola, ma anche in finale con l’inversione di Trippier a Shaw.
    Da notarsi che qualsiasi grande squadra che decidesse un titolo in casa dopo 55 anni avrebbe travolto i propri avversari, dopo un gol entro i due primi minuti di gioco.
    Da segnalarsi pure che qualsiasi grande squadra che provenisse da un’assenza ai Mondiali e che avesse sofferto così tanto in semifinale si sarebbe arresa con un gol subito così presto nella decisione da ospite.
    Così, questa finale a Wembley sembrava condizionata a un trionfo inglese che pareva in corso. Ma l’Inghilterra è molto diminuita dopo i primi dieci, quindici minuti. Si è adagiata nel 5-4-1, contando sulla solidità difensiva di un solo gol subito nel torneo, dimenticandosi che quando l’Italia mette insieme una squadra competitiva, è molto forte mentalmente. Ben allenati da Mancini, la squadra si è mostrata instancabile per lavorare in spazi ristretti, senza campo per accelerare, cercando spazi tra le linee e combattendo con assoluto impegno, sempre all’attacco.
    Le statistiche UEFA per la finale ci fanno vedere che l’Italia è finita con il 61% di possesso palla, 20 tiri totali contro solo sei, 6 a uno nello specchio, precisione passaggi 91% contro il 78%, 25 tackle contro 12. E ne voleva di più, ma mancava il fiato.
    Southgate, invece, ha annullato il 5-4-1 senza palla solo quando ha subito il pareggio, cambiando Trippier per Saka e tornando al 4-2-3-1. Ancora Henderson e Grealish al posto di Rice e Mount, sostituzioni che non hanno reso la squadra molto più offensiva fino alla fine dei supplementari, lasciando Foden dimenticato come al solito, ma ricordandosi ancora – all’ultimo minuto – di Rashford e Sancho, entrati appena per tirare i rigori… proprio i due che li hanno persi, aiutando l’Italia a ribaltare la possibile polemica dopo che Belotti e Jorginho sprecano i suoi tiri. Il termine in bellezza lo assicura Gigio, fermando Saka e, come se fosse nulla, dando un’impassibile via alla festa “Football is coming home… o meglio dire, TO ROME…!!!”
    A differenza dell’Inghilterra, che ha avuto una grandissima possibilità di confermare con una conquista il buon lavoro dalla base e sarà difficile riprendersi dal trauma, l’Italia ha superato la durissima prova ad una grande competizioni, mantenendo pure l’invincibilità di 34 partite.
    Così, gli Azzurri non hanno più nulla da dimostrare e si son messi a capo del continente e sono ormai dei grande favoriti ai Mondiali in Qatar.

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