Suning Out, una Serie A timida e la scelta di Messi
Un calciomercato mai visto prima. Dalle nostre parti registriamo più partenze che arrivi, come in un aeroporto affollato di gente scontenta, indecisa sul proprio futuro. È stato il caso di Hakimi e Lukaku, simboli del trionfo nerazzurro prima, tesoretto per le casse della famiglia Zhang poi. E scatta feroce il coro Suning Out! La prima distinzione da tenere a mente è quella tra la proprietà cinese dell’Inter e il management rappresentato da Beppe Marotta per l’area sportiva. La spaccatura è evidente: l’Inter aveva messo in conto una cessione eccellente mentre ora sembra di essere al supermercato. Le smentite non bastano più. La conseguenza più ovvia è la rabbia dei tifosi e mentre sui social monta l’hashtag Suning Out la proprietà non si esprime. Il presidente Zhang dovrebbe parlare chiaro ai tifosi. Simone Inzaghi intanto non vede l’ora della fine del mercato.
Non che le altre se la passino molto meglio. Le tre sberle incassate dalla Juventus ieri sera in amichevole contro il Barcellona non preoccupano, anche se la realtà ci mostra una squadra in costruzione. L’arrivo imminente di Pjanic dovrebbe far cadere nel dimenticatoio l’esperimento di Ramsey davanti alla difesa. Lo stallo nell’operazione Locatelli fa parte del gioco o nasconde alcune difficoltà? Max Allegri si prepara alla stagione più difficile, in primis perché fare meglio del ciclo precedente è già un’impresa, in secondo luogo perché la concorrenza sarà agguerrita.
La nostra Serie A si sta dimostrando intimorita, timida di fronte alle grandi operazioni internazionali. Il Psg acquista con i “pagherò” (e non paga mai, almeno al momento), le big inglesi crescono e noi stiamo a guardare. L’unica scelta sensata, che poi tanto scelta non è, riguarda Leo Messi. Questioni economiche non hanno permesso al giocatore numero uno al mondo di proseguire l’idillio in Catalogna. Peccato che stia per firmare proprio per quel Psg che ha posto come unico limite a se stesso il cielo.
C’è qualcosa che non torna. Il Chelsea vince la Champions League e si regala Lukaku, il City vice campione d’Europa stacca un assegno da cento milioni di sterline per Grealish. Il Paris che non ha vinto nessun trofeo di prestigio nella passata stagione può sempre permettersi le migliori stelle sul pianeta. E soprattutto non vende? Quello che sarebbe dovuto essere il calciomercato dell’austerity, delle ristrettezze economiche, sta facendo sognare (gli altri) e preoccupare i tifosi italiani. Un’ombra nera si allunga sulla Serie A, dove le medio piccole crescono e le grandi non hanno le forze per sedersi al tavolo dei top team europei. Questioni di risorse, lungimiranza o mentalità? A queste e ad altre domande sono chiamate a rispondere le istituzioni che governano questo sport.
Riccardo Amato