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Pelé, quando il calcio sfiorò la musica

Ora che se n’è andato, la sua immagine e i suoi gol diventeranno eterni. È il destino che tocca ai più grandi una volta varcata la porta dell’Infinito. Il mondo del calcio saluta una stella e per chi non l’avesse visto, si è trattato semplicemente di sfortuna. Come due pianeti che si allineano, come quelle sliding door dei film. Come le occasioni create o poi incredibilmente perse.

In vista dei Mondiali in Inghilterra del 1966 a qualcuno venne un’idea: far incontrare la star del momento e i Beatles. Il gruppo leggendario di Liverpool, capace di stravolgere i costumi di un’intera generazione attraverso semplici accordi e l’uomo che segnava a raffica. Un uragano, giusto per citare Bob Dylan. Un momento storico che avrebbe potuto cambiare il mondo. Il campione brasiliano era già una stella e ogni spostamento assomigliava sempre di più a una tournée di una rock band.

Una distrazione, un fuori programma o probabilmente un’occasione persa. L’esatto momento in cui il calcio sfiorò la musica. Quale colonna sonora avrebbe accompagnato le gesta di O Rei? Quella forma d’arte che ha ispirato e spinto a imprese sempre più grandi gli sportivi di tutti i tempi. Dall’amicizia tra Sam Cooke e Muhammad Alì fino ai rapper che seguono i numeri 10 di oggi.

Il passare del tempo non può che alimentare fiumi di nostalgia. Nel 1985 a Webley i Queen avrebbero chiuso un cerchio, facendo i conti con le divinità di sport e musica. Quello che ci resta è una storia, un’idea o semplicemente l’indefinibile potere dell’immaginazione. Pelé ha rappresentato per milioni di appassionati quel riff che ti stupisce al primo ascolto. Quella nota che nessun difensore in campo aveva previsto.

Riccardo Amato

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