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Piazzi: “Idee e innovazione per il calcio di domani”

Luca Piazzi non è soltanto il Direttore sportivo del Settore giovanile del Parma. Dalle sue parole emergono una grande competenza e una sana voglia di cambiare con il lavoro un sistema in difficoltà. Il mondo del calcio è in continua evoluzione: in Italia non servono soltanto idee ma anche proposte e azioni di pari livello.

Quale esperienza le ha permesso di comprendere il suo ruolo?

“Sono diventato professionista quasi per caso. L’esperienza con il Südtirol mi ha permesso di capire che questo sarebbe stato il mio lavoro anche in futuro. Non mi sono mai considerato un professionista ma un semplice appassionato. La mia vita la sto dedicando al calcio”.

In fase di programmazione è meglio avere idee o risorse economiche?

“Le idee ti permettono di realizzare qualunque progetto. È chiaro che certe situazioni aiutano e servono a migliorare”

Come valuta l’avvento della nuova proprietà a Parma? Si è parlato anche di giovani?

“Le proprietà straniere stanno portando nuova linfa e ci possono aiutare ad uscire da un sistema che non si rinnova. L’idea condivisa è quella di lavorare a qualcosa che rimanga nel tempo: strutturare i club e ragionare non solo in termini di risultati”.

Quali possono essere le difficoltà?

“Coniugare l’idea di un club moderno all’esigenza di risultati tipica della realtà italiana. Questo è il primo scoglio da superare”.

Il debutto di un giovane in Serie A: punto di partenza o di arrivo?

“Per un calciatore direi un punto di partenza, per noi addetti ai lavori un punto di arrivo. Stiamo parlando del vero risultato per il Settore giovanile. La qualità del lavoro ti aiuta a raggiungere quel traguardo. Il risultato fine a se stesso non è mai un obiettivo, conta la crescita dei ragazzi. Solo così vinci anche le partite. Il risultato è dunque la conseguenza di un buon lavoro e di buone prestazioni”.

Che cosa le ha insegnato questa pandemia?

“La situazione non ci ha aiutato ma dobbiamo far tesoro anche degli aspetti positivi. La gestione degli imprevisti, ad esempio. La riflessione su alcuni giovani, in particolare U15 e U16, impegnati in test match che sono risultati più formativi del campionato. Tutte esperienze importanti che aiutano a crescere”.

Ha mai cambiato idea durante il suo percorso?

“Certo. Cambio idea spesso. Preferisco dei collaboratori che non siano degli yes man ma che esprimano le loro opinioni. Chi ha delle idee contagia gli altri e ti fa migliorare. Viviamo in un mondo veloce e all’interno di un sistema che si rinnova poco. Dobbiamo essere consapevoli che da un anno all’altro possa cambiare tutto”.

Che cos’è il talento?

“Il talento potrebbe anche non avere una definizione univoca. Un giocatore in grado di calciare bene in porta ma che non ha valori, ad esempio, ha talento? Ricerchiamo un’alchimia di vari elementi. Una squadra ha bisogno di più contributi. Chi sa difendere, chi sa recuperare palla, chi sa stare bene in un gruppo…per questo parlerei di più talenti, più skill. Diventano poi fondamentali la gestione e la valorizzazione del talento da parte degli allenatori”.

A che punto è il Settore giovanile del Parma?

” Siamo al 50% di un processo in continua evoluzione. Abbiamo voglia di migliorare. Soltanto accumulando esperienze e credendo nel tuo lavoro raggiungi l’obiettivo. Sono contento e orgoglioso del nostro percorso”.

La retrocessione della prima squadra in Serie B avrà delle conseguenze anche sul vostro lavoro?

“Le conseguenze immediate riguardano il morale dell’ambiente e l’acquisizione di calciatori. L’appeal sarà diverso. Tuttavia la società è forte e i programmi non dovrebbero cambiare”.

Infine, questo modello di calcio è sostenibile?

“Siamo indietro rispetto ad altri Paesi. A partire dalle rose, costituite per la maggior parte da calciatori stranieri, fino ad arrivare a tematiche più vicine alla vita di tutti i giorni. Le attività motorie dei bambini e dei ragazzi, il rapporto tra scuola e calcio, l’educazione ad una vita sportiva. Questi problemi non si risolvono solo con l’intervento dei club. Sarebbe di grande aiuto l’intervento dello Stato, delle Federazioni e del Ministero dell’Istruzione”.

Riccardo Amato

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