Un altro importante appuntamento con “Nuove frontiere e nuovi obiettivi”, il ciclo di incontri organizzato da Claudio Gori e dalla sua Rete dei Mister. Quella di lunedì scorso non è stata una serata come le altre, in primis perché si è parlato di un progetto unico nel panorama calcistico italiano ed internazionale, Inter Campus.
I volti degli ospiti e le loro storie. Stefano Capellini, Project Manager di Inter Campus; Gabriele Raspelli, allenatore di Inter Campus da oltre 15 anni; Davide Lubes, allenatore di Inter Campus da 6 anni. Un grande sogno in comune e una sana voglia di riscrivere alcune pagine della propria vita.
La serata parte con un video davvero emozionante. Tre minuti durante i quali ci è concesso di viaggiare in giro per il mondo, calcare i campi polverosi di alcune delle realtà più difficili del pianeta. Là dove fare calcio e vivere una passione in serenità e in compagnia è un diritto da acquisire. Una missione, una vocazione e grande forza di volontà sono quegli ingredienti necessari per partire. Il sostegno dell’FC Inter Milano e della famiglia Moratti i punti di riferimento per non perdersi come i marinai quando il mare è in tempesta.
Inter Campus opera dal 1997 per il diritto al gioco, attraverso programmi di cooperazione flessibili e a lungo termine in 30 Paesi nel mondo. E allora ci si chiede se questo modello possa essere applicato anche al nostro territorio, quello stivale così ricco di diversità e contraddizioni.
Il gioco del calcio come strumento educativo, per la crescita e lo sviluppo della personalità di ragazzi e ragazze che ogni giorno affrontano delle difficoltà, semplicemente per essere nati in una parte del mondo svantaggiata o dimenticata dal fato. Ecco che gli uomini e le idee dei tecnici e degli organizzatori di questo splendido progetto trovano linfa vitale, un terreno fertile per trasmettere quei valori validi nel calcio come nella vita.
Identità e senso di appartenenza, capacità di adattamento in differenti contesti sociali, un solo linguaggio. Il pallone, un sorriso e il gioco al centro di tutto. Inter Campus garantisce soprattutto percorsi di educazione e formazione, dispensando generosamente professionalità e sensibilità dove serve. Un progetto integrato nelle comunità, attento alle pari opportunità, all’equità di genere e contro ogni forma di discriminazione o disuguaglianza.
“Io ho il diritto di giocare”. Lo dice un bambino con indosso la maglia nerazzurra al termine di questo emozionante spot. Un messaggio valido per tutti, che ci riporta alla terra, alle nostre origini e a quella primordiale voglia di condividere qualcosa di speciale oltre che genuino. Il calcio come linguaggio universale. Lo sport come un percorso lungo il quale camminare o correre, ma sempre insieme.
I bambini e le bambine (dai 6 ai 13 anni) sono i veri protagonisti. “Un progetto per le generazioni future” sottolinea Stefano Capellini, convinto che certi valori, come quello dell’educazione, uniti a uno spirito profondamente umano, possano fare la differenza.
Il primo Inter Campus nasce in Brasile, nella zona di Recife e coincide con la presenza di un certo Ronaldo all’Inter. I colori nerazzurri divengono presto molto popolari, così come si distinguono i primi attori presenti sul posto. Al servizio delle necessità locali (come il rischio legato all’abbandono scolastico), con un’idea in testa, partita dal presidente Moratti. Come può il calcio fare la propria parte? Come possiamo essere utili gli uni agli altri, consapevoli che ognuno di noi può affrontare delle difficoltà?
Si tratta di una sorte di “ricatto etico”: un pallone in cambio di impegno a scuola e nella vita di tutti i giorni. Un patto, un gemellaggio, una mano tesa in cambio di poco o niente. Persino le Nazioni Unite partecipano al progetto e ascoltano le voci che fuoriescono dalle favelas o dai villaggi. Nel 2012 Inter Campus è stato riconosciuto come efficace strumento per lo Sviluppo e la Pace. La strada era stata già tracciata, da quel momento in poi nuove motivazioni ed entusiasmo avrebbero aumentato i giri della passione.
Scendono in campo lo Sport e i diritti umani. L’obiettivo è quello di creare un ponte tra questi due pilastri, dal diritto al gioco al diritto alla salute, fino alla libertà. Traguardi che assomigliano a dei gol da segnare dopo una grande azione corale, all’interno della quale ogni giocatore fa la sua parte.
Per quanto riguarda gli aspetti legati alla metodologia, la ricetta è semplice, potremmo dire universale. L’importanza di giocare e il principio “allenare educando”, seguendo il racconto di Davide Lubes, ha un focus, il gioco, all’interno delle diverse aree della personalità di ogni bambino.
L’obiettivo primario dev’essere quello della crescita della personalità del bambino, che attraverso determinati comportamenti prende consapevolezza delle sue abilità e capacità. Gabriele Raspelli ha fatto suoi alcuni insegnamenti di questo viaggio. “Ricordo una frase scritta su un muro di una scuola in Cina: “Prima cresco un uomo, dopo cresco un giocatore””. I valori dello sport spesso coincidono con quelli della vita. Grazie a Inter Campus ci riscopriamo tutti un po’ più umani, ancora bambini dentro ed entusiasti nel veder correre delle vite dietro a un pallone.
Riccardo Amato
Per rivedere la puntata completa ecco il link
Il Progetto Inter Campus
Li ho conosciuti e ho partecipato per due anni come istruttore bella esperienza