L’allenatore perfetto non esiste
La fresca eliminazione del Napoli dalla Coppa Italia ma soprattutto la finale di Supercoppa di questa sera tra Milan e Inter.
In panchina, chiamati a motivare, gestire e soffrire, ci sono sempre loro: gli allenatori. Che impatto possono avere su un gruppo di uomini e di calciatori?
Proprio qualche giorno fa (sembra passata una vita) mi chiedevo se Luciano Spalletti fosse il miglior allenatore italiano. Dopo la serata di Coppa i giudizi potrebbero essere persino cambiati.
Non è accettabile che una grande squadra venga eliminata da una compagine con valori ben al di sotto di Osimhen e compagni. Non esistono scuse.
Lo stesso destino è toccato al Milan, incapace di sfruttare i nuovi (su tutti Origi e De Ketelaere) per confermarsi al piano scudetto. I rossoneri hanno stasera la grande chance di chiudere questo mini ciclo terribile, con il punto di Lecce che ha nascosto gravi difficoltà. Di fronte ci sarà un’altra squadra incompiuta.
Simone Inzaghi è da tempo nell’occhio del ciclone nonostante abbia vinto due trofei nella passata stagione, sfiorando uno scudetto perso a pochi metri dal traguardo.
L’allenatore perfetto non esiste e se pensiamo anche alle vicende della Juventus di Allegri possiamo affermare come siano i valori umani e tecnici a prevalere su ogni idea o attitudine portata dall’uomo solo a bordocampo.
Ci saranno un Napoli senza Spalletti e un Milan senza Pioli. La società conta più di ogni dipendente. Le prestazioni e il gioco vanno in secondo piano se prima non ci sono i risultati.
Ecco perché il tempo può aiutarci a comprendere i percorsi netti di questi uomini e la bontà delle idee sulla lavagnetta. Non è sicuramente un caso che proprio Spalletti abbia pagato pegno contro quel Ballardini chiamato a una missione quasi impossibile: la salvezza senza troppi giri di parole.
Riccardo Amato
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