Esclusiva, Marco Di Nardo: “Napoli e Spalletti matrimonio ideale”

Mi sono più volte chiesto quali fossero i motivi di un rendimento così altalenante del club azzurro. L’ultima qualificazione in Champions, sfumata nei novanta minuti contro il Verona, l’addio di Gattuso e i desideri del presidente De Laurentiis. Per cercare di comprendere un ambiente particolare come quello del Napoli, mi sono avvalso dell’esperienza di Marco Di Nardo, giornalista di Calcio Today da sempre informato su ciò che accade all’ombra del Vesuvio.

Partiamo dalle tappe dell’addio tra il Napoli e Gattuso. “Ricordiamoci che Rino non è mai stata una prima scelta per il post Ancelotti, quella si chiamava Allegri e allora ecco sotto quale stella è nata la stagione sportiva. Il tecnico calabrese ha svolto un buon lavoro ma in tanti gli contestano uno stile di gioco e delle scelte un po’ lontane dalle esigenze più strette del campionato italiano”. Sembra quasi che allenare a Napoli sia quasi una missione. “Non è così. Chiaro che il presidente e l’ambiente vogliano dei risultati, sono famelici di vittorie, ma non credo ci sia una pressione troppo elevata rispetto alle ambizioni del club”.

Si mormora che in ogni questione ci sia lo zampino di ADL e che sia proprio lui a volte a condizionare gli eventi. “Il presidente è dipinto in maniera diversa da quello che in realtà è: a volte si fa consigliare da fin troppe persone. La gestione del caso De Nicola, ex medico della società partenopea, che ha accompagnato e supportato i calciatori per gli ultimi 15 anni, ha fatto parecchio rumore”.

La questione infortuni ha pesato e non poco sul rendimento della squadra nell’ultima stagione. Con tutta la rosa a disposizione forse l’epilogo sarebbe stato diverso. E ora il futuro si chiama Luciano Spalletti. “A Napoli sono tra i pochi entusiasti dell’arrivo del tecnico di Certaldo. Ne parlai a dicembre e sono convinto che sia la scelta corretta per centrare l’obiettivo Champions League. Già ad Aprile avevo parlato di un accordo tra le parti. La storia recente del tecnico toscano, all’Inter come allo Zenit S. Pietroburgo, racconta di ottime stagioni, concluse con i risultati desiderati dalla società”.

Uno sguardo alla Serie A e al nuovo scacchiere. Tanti cambi in panchina e un nuovo equilibrio da ricercare. L’Inter sarà ancora la squadra da battere? “Credo di sì. Il tecnico incide fino a un certo punto. In campo scendono i calciatori e non credo che un Allegri alla Juventus, ad esempio, possa da solo cambiare il destino sportivo del club”. Sarà sicuramente un campionato appassionante, con vecchie e nuove pretendenti ai posti che valgono l’Europa che conta.

Infine cosa manca al club partenopeo per il grande salto? “Il risultato finale ottenuto in Serie A rispecchia il valore della rosa e le prestazioni fornite. Alcuni calciatori non si sono del tutto calati nel progetto e urge un cambio di passo in termini di mentalità. Le grandi squadre sono costituite da grandi uomini prima che calciatori”. L’esperienza della stagione appena conclusa sarà preziosa per non commettere gli stessi errori.

Riccardo Amato

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